Gallo nero e Chianti Classico Cecchi

Sapete perché su ogni benedetta bottiglia di Chianti Classico c’è un gallo nero? La leggenda è divertente e in qualche modo mi somiglia. Racconta il bardo che nel basso medioevo l’eterna sfida tra Firenze e Siena arrivò anche alla contesissima zona del Chianti. Determinati a risolverla una volta per tutti, decisero che un tal giorno, al canto del gallo, due cavalieri sarebbero partiti al galoppo, uno da Firenze e uno da Siena, e là dove si fossero incontrati, fin lì si sarebbe esteso il dominio di ciascuna delle due città. I senesi scelsero un gallo bianco e lo rimpinzarono come un maiale, pensando che l’abbuffata lo facesse cantare più forte. I fiorentini, di contro, tennero un gallo nero a stecchetto perchè fosse svegliato prima dai morsi della fame. Faccio senza dirvi che fu la strategia di Firenze a rivelarsi vincente e che il gallo nero anticipò così tanto il povero bianco obeso da far incontrare i due cavalieri a pochi chilometri da Siena: il Chianti era fiorentino.
Le leggende non corrispondono mai a verità, tranne una: la leggenda del Chianti Classico, forse il vino rosso per antonomasia, e il segno che lo contraddistingue in Italia e nel mondo. Per celebrarlo, ho preparato a mio modo un gallo nero: un galletto arrostito sale e pepe, su un flatbread velocissimo al carbone vegetale e un po’ di contorno con qualche pezzetto di toscana. Salsa bianca all’aglione, acciughe ‘come se fossero’ sotto pesto, olive preziose. Meno preziose del Chianti Classico di @cecchi_winery, che dal 1893 produce il nettare prediletto delle colline intorno a Castellina, un Sangiovese in purezza con evidenti sentori di frutti rossi e un lieve retrogusto legnoso che lo rende incredibile con il mio suddetto galletto. Che poi, se fosse dipeso da me, sarei stato il gallo bianco e avrei dormito fino a mezzogiorno. Ma questa è un’altra storia. La ricetta, invece, è proprio qui sotto!
Procedimento
–Massaggiate i galletti con olio sale e pepe e infornate a 200° statico per 45 minuti, poi cambiate a ventilato finchè la pelle non sarà ben dorata
–Impastate farina, acqua, lievito, olio, un pizzico di sale e il carbone vegetale per ottenere un panetto liscio ed omogeneo. Lasciatelo riposare per un quarto d’ora, poi dividetelo in 4 palline e stendetele con il mattarello. Fate cuocere un ‘flatbread’ alla volta su una piastra calda leggermente unta, due minuti per lato.
–Mettete in un vaso da mini-pimer latte, aglio e olio di semi. Un pizzico di sale, poi frullate con il pimer finchè non otterrete una salsa liscia e densa.
–Condite il songino con le olive, le acciughe, il prezzemolo tritato e un po’ di peperoncino.
–Assemblaggio! Un flatbread, sopra un po’ di insalata di olive e acciughe, sopra un po’ di salsa di latte e agio, e sopra un galletto sfrigolante! A parte, abbondante Chianti Classico ‘Valore di Famiglia’ Cecchi. Abbondante ho detto! Tanto il gallo nero ormai ha cantato e la mattina non c’è bisogno di svegliarsi presto!
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